QUATTRO DOPO MEZZANOTTE (Stephen King)

<<L’ora in cui gli incubi diventano realtà>>

 

 

A Mezzanotte: Premessa all’opera

 

Dalla nota introduttiva il celebre autore di romanzi Stephen King spiega, anche se con lunghe perifrasi e in modo contorto, che la concezione del tempo non è universale, ma individuale. Per esempio per una persona anziana dieci anni possono essere un periodo di tempo breve, mentre per un adolescente sono un lasso di tempo discretamente lungo. È, dunque, la concezione mentale distorta, come per esempio per la concezione del tempo, che collega i quattro racconti dei due tomi di “Quattro dopo Mezzanotte”.

 

Due dopo Mezzanotte: “Finestra segreta, Giardino segreto”

 

Per Morton Rainey il risveglio dall’ultimo di una lunga serie di pisolini era stato veramente traumatico. Già gli ultimi sei mesi della propria vita erano stati terrificanti ci mancava solo un pazzo che lo sveglia nel bel mezzo di un sonnellino sul suo adorato divano per urlargli non si sa ben cosa su una storia… Ormai non gli restava molto da fare a parte dormire. Prima di quel maledetto giorno a maggio aveva almeno il proprio lavoro. Era uno scrittore, ma ora era talmente depresso che non riusciva più a scrivere nulla, o almeno nulla di decente o che avesse un senso logico. Già, maggio… quel MALEDETTO giorno di maggio… ancora non riusciva a crederci… Amy, la sua Amy a letto con uno stupido agente immobiliare, che doveva avere almeno 5-6 anni meno di lei, in uno dei migliori motel di Denver e lui lì sulla porta… aveva visto la spalla nuda di Amy toccare quella di Ted (è così che si chiamava). Non voleva crederci. Si era fatto dare le chiavi da una cameriera, era entrato con il passepartout sperando fino all’ultimo di non trovarci Amy, la sua adorata Amy… invece… si ritrovò sulla soglia della porta di quella che apparentemente era la camera di un motel, ma che per lui era l’inferno, con una pistola in mano a gridare non si sa bene cosa, minacce forse, ma lui non lo ricordava, era troppo agitato per ricordarlo e non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo ad Amy… poi a giugno la sentenza di divorzio. E ora ad ottobre si ritrovava da solo nella casa estiva sul lago Tashmore con uno sconosciuto alla porta che lo accusava di plagio: “Lei ha rubato la mia storia e bisogna fare qualcosa. Ciò che è giusto è giusto e ciò che è dovuto è dovuto, bisogna fare qualcosa”. Dopo un pisolino vedersi quell’uomo con quello strano cappello nero in testa davanti la faccia che gli urlava contro certe menzogne, e non poteva trattarsi d’altro perché Mort, il buon vecchio Mort, era uno scrittore e non un copiatore, gli servì solamente a catalogare quell’uomo come appartenente alla congrega della Rotella Mancante. Gli chiuse non troppo gentilmente la porta in faccia dopo aver appurato di non conoscerlo e dopo avergli detto che non aveva alcuna intenzione di leggere il manoscritto che gli stava porgendo e, fatto questo, si stava già riavviando al suo caro amico divano per continuare il proprio estenuante lavoro, il pisolino, quando sentì un tonfo provenire dalla veranda e subito dopo sentì l’auto di quell’uomo andare via. Andò in veranda per capire cosa fosse successo… era lì, fermo ad aspettare solo lui, glielo aveva lasciato lì: il manoscritto. Lo prese, lo portò in casa, guardò titolo e generalità dell’autore, appurò di non conoscere né l’uno, né l’altro e lo mise nel luogo dove meglio sarebbe stato: il cestino dell’immondizia. Sarebbe finita lì, se non fosse che la governante il giorno dopo glielo avrebbe raccattato dal bidoncino e messo sulla scrivania pensando che fosse suo e per curiosità iniziò a leggerlo… per la miseria, era identico ad un racconto che aveva già pubblicato in precedenza, parola per parola, cambiavano solo i nomi e come erano girate alcune frasi, per il resto era identico… A questo punto era d’obbligo scoprire chi fosse quell’uomo e come mai avesse scelto di fargli quel brutto scherzo, perché d’altro non poteva trattarsi, e perché aveva scelto proprio una storia così poco conosciuta invece del suo più grande successo… e più avanti si sarebbe chiesto anche altre cose più terrificanti… per esempio: mi ucciderà?

 

Ora la storia continua più o meno con lo stesso ritmo, ma con l’aggiunta di numerosi dettagli in più… Morton vivrà in un crescendo di emozioni e situazioni sempre più bizzarre e terrificanti sino a vedere coinvolta anche la vita che si era lasciato alle spalle. In altre parole il libro sembra noioso all’inizio perché non sembra accadere nulla di particolarmente terribile, strano o sovrannaturale come di solito accade nei libri di King… è solo alla fine che si scopre quale sia la parte enigmatica della faccenda. In altre parole per tutto il racconto mi sono domandata come sarebbe andata a finire, ovviamente, ma mi sono anche chiesta come aveva fatto l’autore di libri come il Miglio Verde a scrivere una storia simile, in cui non succedeva poi chissà che cosa… è alla fine che giungi a capire tutto. Non puoi comprendere il romanzo se non arrivi alle ultime pagine. Quando ci sono arrivata io, ho finito il libro e mi sono data una lettura più veloce e accurata a tutto per capire la storia secondo il punto di vista che ora avevo e che prima non potevo avere perché non ne avevo le premesse. In definitiva, quindi è un libro interessante, in parte da capire in parte da gustare con calma per essere sorpresi alla fine dal colpo di scena.

 

CONSIGLIATO: a coloro i quali amano i gialli cervellotici… si divertiranno un sacco a capire cosa ci sia che non va

SCONSIGLIATO: a coloro che si stancano di leggere un racconto se nel libro non succede nulla nelle prime cinquanta pagine

 

 

Recensione ad opera di Morgana7xyz