B-movie, tra pregiudizi e riscoperte

C’è una teoria secondo la quale quando il cinema si sarà cibato di tutto – letteratura, teatro, politica, cronaca, attualità, storia, ecc - gli resterà soltanto una possibilità: nutrirsi di se stesso, riproponendo vicende già precedentemente trattate sullo schermo. Non è una coincidenza che la figura di Tarantino, regista che del plagio ha fatto un’arte, sia apparsa proprio nei primi anni novanta, dopo quasi un secolo di produzioni cinematografiche ed il suo non è un caso isolato: col procedere del tempo ha fatto scuola ed in moltissime pellicole odierne sono rintracciabili numerose citazioni non solo di grandi classici, ma anche di film misconosciuti. E’ proprio su questi che oggi vorrei soffermare la mia attenzione.

Indipendenti, sconosciuti, ignorati e criticati; queste sono alcune parole ricorrenti che ritroviamo nell’esaminare la figura dei cosiddetti film di serie B, pellicole prodotte con un budget modesto e di bassa qualità artistica e tecnica. Il nome può spaventare, ma sono certo che tutti avrete visto almeno uno squarcio di b-movie; questi lungometraggi, infatti, hanno avuto larga diffusione negli anni ’60, ’70 e ’80, perché il loro costo contenuto permetteva a molti gestori di acquistarli e distribuirli con facilità e in gran numero, senza un grosso dispendio economico. Di questo enorme filone fanno parte tutti quei generi quali la “commedia sexy” italiana, gli “spaghetti western”, il "kung-fu movie" e attori come Lino Banfi, Edwige Fenech, Franco e Ciccio, Diego Abatantuono, Gloria Guida, Tomas Milian, Alvaro Vitali, Renzo Montagnani e Carmen Villani, senza dimenticare Paolo Villaggio e la sua serie di film dedicati al personaggio di Ugo Fantozzi..


Per lungo tempo quindi sono stati solo prodotti commercialmente convenienti e soltanto recentemente la loro figura sta subendo un processo di rivalutazione con il quale si stanno scoprendo figure geniali e ormai rimpiante quali Sergio Leone o Lucio Fulci, veri e propri talenti visivi che hanno impresso nelle loro pellicole momenti di cinema indimenticabili. Film considerati per lungo tempo spazzatura (e per questo detti anche trash-movie) oggi sono diventati dei veri e propri cult, conquistandosi il favore di numerosissime schiere di appassionati.



L’unico modo che oggi abbiamo per riscoprire questi piccoli gioielli il più delle volte ignorati o valutati negativamente è quello di avvicinarci a loro liberandoci di pregiudizi che anni e anni di cinema monopolizzato ci hanno imposto, di uscire dalla mentalità dello show-business hollywoodiano, che molte volte spaccia immondizia per arte e viceversa, che ci ha corrotto le menti e ci ha obbligato a pensare come i produttori dei grandi studios, che puntano al successo commerciale senza preoccuparsi di pestare i piedi a talenti che avevano la capacità di trasformare immagini e suoni in poesia. Forse così ritroveremo un tesoro che sta sepolto sotto i nostri occhi e che purtroppo il più delle volte ci ostiniamo a non vedere.

Recensione ad opera di: Quent