La
vita. Ecco un grande dono. Però è qualcuno che lo rifiuta. Volontariamente.
Taluni, definirebbero costoro dei vigliacchi, delle persone che scappano.
Io li voglio definire irriconoscenti. Se la vita è un grande e meraviglioso
dono, non credete che rifiutarlo sia un segno di irriconoscenza a chi
ce l'ha donato, o quantomeno, un torto alla vita stessa? Parlando
con un amico dell'argomento, mi sono sentito dire: "Ma io sono libero!".
E' vero. Noi siamo liberi. Ma nei limiti del nostro essere umani. E chi
è un essere umano per spegnere una vita? "Forse
l'amore è il processo con cui ti riconduco dolcemente a te stesso" L'autore
cita il filosofo francese Saint-Exupéry. Seguono a ruota una serie di
riflessioni particolarmente azzeccate, come: "Definire l'amore sarebbe
limitarlo; per questo è impossibile!" Sorrido, se penso al valore
dato da molti miei coetanei (e anche da alcuni più grandi) all'amore.
Ovviamente, sorrido per non cominciare a prendere a testate il muro! Vede
come spesso, "l'avere" la ragazza, diventi più un qualcosa che
si avvicina terribilmente al possesso, come per i cellulari, o i computer,
con i quali ci possiamo fare tante cose belle, ma con le quali non ci
relazioniamo... si spera! Avere
la/una ragazza, diviene sempre di più un'esigenza dettata dalla nostra
società, che vede chi non una ragazza un fallito. Leo vede l'amore in
maniera " un po' " differente, e devo dire che sono perfettamente
d'accordo. Da quanto suddetto, qualcuno potrebbe figurarsi il libro come un trattato filosofico di incredibile pesantezza. Un mattone, insomma. Ma è proprio questa la magia di Leo Buscaglia: parlare di argomenti difficili con sconcertante facilità (entro i limiti del possibile, ovviamente!) Vi sembrerà di fare una chiacherata con un vecchio amico, che ha tanto, tanto da insegnarvi. Recensione ad opera del vostro Cik |